Il regime di Lukashenko ha fatto un altro passo nella sua politica, liberando un altro cittadino degli Stati Uniti d’America dal carcere bianco­ruso

Chas Pravdy - 30 Aprile 2025 21:54

Ciò è avvenuto nel contesto di relazioni politiche e diplomatiche estremamente tese tra Minsk e Washington, che ora hanno acquisito una nuova acutezza. Secondo fonti ufficiali, il cittadino statunitense Yury Zenkovich, che era detenuto in un centro di detenzione biancorosso, è stato rilasciato dal carcere. Una comunicazione ufficiale a riguardo, con riferimento a fonti di “European Truth” e alle informazioni dei media americani CNN, afferma che è stato liberato alcuni giorni fa. Dall’interno del carcere in Bielorussia è stato trasferito in Lituania, dove lo attendevano già rappresentanti degli Stati Uniti, tra cui il vice assistente segretario di Stato per gli affari europei, Chris Smith. È importante sottolineare che questo fatto non faceva parte di uno scambio di prigionieri, il che lo rende un gesto simbolico particolarmente severo da parte delle autorità bielorusse, nascosto all’opinione pubblica in un gioco politico tra i due paesi. Va evidenziato che l’arresto di Zenkovich risale al 2021, quando fu fermato in Russia e successivamente trasferito a Minsk. Qui fu accusato di essere coinvolto in un complotto, apparentemente teso a preparare un attentato contro il presidente Aleksandr Lukashenko. La versione ufficiale delle forze dell’ordine bielorusse sosteneva che le sue azioni mirassero a destabilizzare la situazione interna del paese con il sostegno dall’oltreoceano. Si sottolineava che le accuse si basavano sulle dichiarazioni e sulla disponibilità alla guerriglia, suscitando ampia eco nel mondo internazionale circa repressioni politiche e l’uso della giustizia a fini interni del regime. Secondo un rappresentante del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, la revoca dell’accusa e il rilascio di Yury Zenkovich non sono stati parte di uno scambio di prigionieri formale tra Bielorussia e USA. Ciò può essere interpretato come un atto di buona volontà o come un gesto diplomatico da parte delle autorità bielorusse nel contesto delle trattative attuali e degli sforzi per migliorare le relazioni bilaterali. Dopo il rilascio di Zenkovich, è stato accompagnato fino al confine con la Lituania, dove lo attendeva un team di diplomatici e alti funzionari statunitensi. Si segnala che tra di loro c’era anche Chris Smith, che ha personalmente supervisionato il processo. Il ministro degli Esteri degli Stati Uniti, Marco Rubio, ha ufficialmente confermato il rilascio del cittadino statunitense, ma ha evitato di fornire dettagli e nomi. Allo stesso tempo, in un’intervista a CNN, la moglie di Zenkovich, Olena Denysovets, ha detto che suo marito è sopravvissuto e torna a casa dopo 1480 giorni di incertezza e paura. “Sapevo che quel giorno sarebbe arrivato. Ci sono voluti più di cinque anni, ma lui è riuscito a sopravvivere e tornare da me e dall’America,” – ha detto, diventando un simbolo di trionfo della tenacia umana e della perseveranza diplomatica. Qual è stata dunque la causa di questo lungo processo? Si comunica che a febbraio 2025 Chris Smith ha effettuato una visita segreta in Bielorussia, durante la quale avrebbe concordato l’espulsione dal paese di potenziali prigionieri politici, tra cui un altro cittadino statunitense e due altre persone detenute in carcere per motivi politici. Secondo alcune fonti, rappresentanti degli USA e il regime bielorusso avrebbero discusso la possibilità di alleggerire le sanzioni in cambio della liberazione dei detenuti, che a quel punto costituiva una delle mosse più misteriose sul piano politico. Questa situazione solleva ulteriori interrogativi riguardo agli obiettivi e alle condizioni di tali negoziati, specialmente considerando la manifesta tensione e l’incertezza nelle relazioni tra Washington e Minsk. Cosa si nasconde realmente dietro queste mosse diplomatiche? Segna forse l’inizio di una nuova fase nelle relazioni tra Bielorussia e Stati Uniti, o si tratta solo di una vittoria tattica del regime di Lukashenko nelle sue manovre diplomatiche con il mondo esterno? Questi quesiti restano aperti, in un contesto di accordi diplomatici segreti, ma piuttosto rilevanti, che probabilmente potrebbero far parte di intrecci geopolitici più ampi intorno al regime di Lukashenko e alle sue relazioni con l’Occidente. Per le autorità bielorusse, già sotto sanzioni e internazionale isolamento, ogni passo verso la compressione o il rafforzamento della pressione esterna rappresenta una sfida strategica, in grado di cambiare in modo imprevisto gli equilibri della regione.

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