Медvedev ancora minaccia i paesi che si sono uniti alla NATO: possibili attacchi di ritorsione e armi nucleari

Chas Pravdy - 29 Aprile 2025 13:36

L'ex presidente e attuale vice presidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Dmitry Medvedev, ha nuovamente sollevato il bowstring dell'incertezza e della tensione nelle relazioni geopolitiche globali, facendo affermazioni dure riguardo ai nuovi membri dell'Alleanza Nord Atlantica. Nel suo ultimo discorso non si è trattenuto e ha avvertito i paesi che alla fine dello scorso anno sono entrati ufficialmente nella NATO circa le possibili gravi conseguenze della loro decisione. Secondo fonti ufficiali rese note dall'agenzia TASS e confermate da "Vsemirnaja Pravda", Medvedev ha affermato che i paesi recentemente aderenti al blocco, tra cui Finlandia e Svezia, diventano automaticamente bersagli per azioni militari della Russia. Entrambi, secondo lui, non godono più dei privilegi che precedentemente garantivano loro uno status internazionale più favorevole grazie alla loro posizione geopolitica e ad altri fattori. "Dal momento in cui sono entrati nella NATO, sono entrati nel nostro mirino come un blocco ostile. Pertanto, ora diventano automaticamente potenziali obiettivi per le nostre forze armate, inclusi possibili attacchi di ritorsione e persino l'uso di armi nucleari," ha sottolineato Medvedev, aggiungendo che la Russia è pronta ad utilizzare tutti i mezzi necessari "nella cornice della propria dottrina militare". Ha evidenziato che per i paesi che "hanno superato la linea rossa" si apre ufficialmente una nuova fase nei loro rapporti con la Russia. "Semplicemente sono finiti nel mirino delle nostre forze militari, e ora — niente zone sicure. È diventato tutto più sicuro per loro? Non credo. È un gioco politico, che può avere conseguenze molto serie per la sicurezza della regione e del mondo intero," ha aggiunto l'ex presidente, aumentando il livello di tensione in una situazione già di per sé molto critica. La minaccia e il suo contesto Naturalmente, tali dichiarazioni di Dmitry Medvedev non sono apparse dal nulla. Prima di tutto, l'intelligence principale della Russia, Sergey Naryshkin, ha avvertito il Consiglio di sicurezza europeo che i paesi baltici e la Polonia devono capire: la loro sicurezza è stata seriamente compromessa dall'aumento delle attività NATO in Europa. Secondo lui, questi paesi sono provocatori che potrebbero facilmente diventare i primi obiettivi in caso di aggressione aperta da parte dell'alleanza contro Russia e Bielorussia. D'altra parte, i ministri della difesa dei paesi baltici non nascondono la loro preoccupazione. Indicando che qualunque rapido cessate il fuoco in Ucraina rischia di aggravare significativamente la situazione di sicurezza nelle loro regioni. E le loro parole ci sono ragioni: gli esperti sottolineano che un rafforzamento dell'attività militare della NATO e le risposte della Russia potrebbero portare a conflitti su larga scala, ingiustificati e estremamente pericolosi per il mondo intero. In questo contesto — l'aumento della tensione nelle relazioni internazionali, le minacce provenienti dal Cremlino di "risposte dure" e l'eventuale uso di armi nucleari — si intensificano. Tutto ciò avviene in vista di nuovi round di trattative diplomatiche e tentativi di ridurre la tensione nella regione, ma, secondo gli analisti, la situazione reale ricorda più un processo di rotazione di un meccanismo globale di conflitto che il suo contenimento. Pertanto, la retorica ufficiale a Mosca lascia una traccia pericolosa: qualsiasi mossa dei nuovi membri della NATO ora viene percepita dai vertici russi come una sfida diretta e una premessa all'uso di misure estreme. Ciò mette in discussione le prospettive di trovare una soluzione diplomatica e di ripristinare la fiducia nel campo della sicurezza in Europa e nel mondo in generale.

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