Le testate giornalistiche internazionali hanno avviato un’indagine su vasta scala sulle circostanze della detenzione della giornalista ucraina Victoria Roshchina e sulla sua tragica morte sul territorio russo
A questa collaborazione hanno partecipato immediatamente 13 delle principali strutture mediatiche internazionali, che insieme hanno lanciato una vasta campagna informativa per stabilire tutte le circostanze del suo soggiorno al di fuori del campo giuridico ucraino e chiarire le cause della sua morte. Questo evento ha suscitato un grande scalpore nel mondo ed è divenuto uno dei più acuti esempi di violazioni totali dei diritti umani, perpetrate dal governo russo nelle regioni occupate. L’indagine, iniziata dopo la morte di Victoria il 10 ottobre 2024, ha ricevuto immediatamente il sostegno della comunità mondiale temporanea e analitica. L’iniziativa, chiamata “Progetto Victoria”, è stata formata con l’obiettivo di portare a termine una causa di vasta portata e importanza. Già alla fine del 2023, un team di 45 ricercatori e giornalisti coinvolti nell’indagine ha condotto oltre 50 interviste approfondite con persone che hanno vissuto le crudeltà delle prigioni russe e hanno un’esperienza diretta del sistema di detenzione e tortura in Crimea e nelle aree attualmente occupate dalla Russia. Esperti internazionali, rappresentanti di pubblicazioni di prestigio come The Guardian, The Washington Post, Le Monde, Die Zeit, Der Spiegel, ZDF, France 24, “Ukrainska Pravda”, nonché giornalisti indipendenti britannici, francesi e tedeschi, hanno analizzato in modo approfondito le basi documentali, i materiali giudiziari e le testimonianze che gettano luce sulla terribile realtà dei civili ucraini detenuti nelle prigioni russe. È stato scoperto che, secondo stime approssimative di esperti internazionali, oltre 16.000 civili sono attualmente detenuti nelle aree temporaneamente occupate dall’Ucraina e in Russia in condizioni terribili, spesso senza accesso a cure mediche e con evidenti segni di tortura. Dopo sei mesi di indagini e analisi meticolose di numerose testimonianze e documenti, sono state identificate una serie di dettagli inaspettati e molto preoccupanti riguardanti il tragico destino di Victoria. In particolare, le moderne tecniche di intelligence e criminologia hanno confermato che il corpo della giornalista è stato consegnato dalle aree occupate in Russia, dove è stato effettuato un esame medico-legale. È importante sottolineare che durante l’indagine primaria sono stati riscontrati numerosi segni di tortura sul corpo di Victoria – escoriazioni, ematomi, fratture delle costole, possibili tracce di elettroshock e segni di strangolamento. Secondo le informazioni ufficiali ottenute da fonti delle forze investigative ucraine, il corpo della donna è stato trovato con evidenti segni di autopsia effettuata già sul territorio russo. È stato rilevato che gli organi interni, in particolare il cervello e gli occhi, erano parzialmente assenti, suggerendo tentativi di nascondere le cause della morte. La versione più probabile della causa, secondo l’indagine, sono l’asfissia o lo strangolamento, confermati dalle tracce di lesioni corporee e dalle precedenti testimonianze di altre vittime del V© prigionia russa. È inoltre importante notare che nel documento delle agenzie di sicurezza russe è presente l’acronimo “SPAS”, che nel contesto può indicare quella che si definisce “patologia totale delle arterie cardiache”. Tuttavia, esperti legali ritengono che tale segno potrebbe essere una spiegazione ufficiale formale fornita dai russi per nascondere le vere circostanze. Gli indagatori sottolineano che nelle analisi medico-legali è stato rilevato che il corpo è stato sottoposto a autopsia, probabilmente sul territorio russo, e dalle circostanze risulta che gli organi interni – in particolare il cervello e gli occhi – sono stati rimossi in modo misterioso, forse per occultare tracce o per ulteriori esami. Ciò suscita grande interesse tra gli esperti e solleva nuove questioni sulla reale causa della morte e le condizioni in cui è avvenuta. Un’altra circostanza significativa è che l’autopsia in Russia suggerisce l’intenzione di nascondere la verità sulle cause della morte, poiché l’assenza di cervello e occhi rende più difficile stabilire la meccanica precisa della tragedia. La causa principale più probabile, confermata dalle tracce di danni fisici e dalle testimonianze di altre vittime del regime di detenzione russo, rimane l’asfissia o lo strangolamento con elettroshock. In generale, questa tragedia evidenzia il tema ampio delle violazioni sistematiche dei diritti umani, delle torture e dell’uso di metodi crudeli e intenzionali. Nell’ambito dell’indagine è stato accertato che Victoria Roshchina è stata detenuta nelle prigioni russe con evidenti segni di abusi fisici, tra cui ferite da coltello, scariche elettriche e percosse segrete. Il fatto che la Russia abbia addirittura occultato le informazioni sul suo arresto e sulla sua morte ha suscitato grande scalpore, manifestando una palese perdita dei valori umanitari e degli standard internazionali in materia di diritti umani. La storia di questa tragedia ha inizio nell’estate del 2023, quando Victoria partì per l’est dell’Ucraina occupato dalla Russia per realizzare un reportage e documentare le reali brutalità nelle aree temporaneamente occupate. Partì dall’Ucraina il 25 luglio 2023 attraverso la Polonia e programmò di raggiungere le zone occupate nell’est dell’Ucraina già pochi giorni dopo. Tuttavia, il 3 agosto, i suoi contatti con il mondo esterno furono perduti e si scoprì successivamente che era scomparsa senza lasciare tracce nel reticolo nemico. Le forze di sicurezza ucraine hanno lavorato instancabilmente per trovare informazioni, e già a maggio 2024 la Russia ha confermato il suo arresto, inviando una lettera del Ministero della Difesa russo ai genitori della giornalista. Successivamente, il 10 ottobre 2024, si è appreso che la giornalista è stata trovata morta, con molteplici segni di torture e le tracce di una morte violenta. La comunicazione ufficiale russa ha confermato la sua morte, ma le indagini indipendenti e obiettive proseguono ancora, cercando di provare tutto il danno arrecato a Victoria e di assicurare alla giustizia i responsabili di gravi violazioni del diritto umanitario, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Al momento della stesura di questo rapporto, la giustizia rimane ancora una questione aperta. La comunità internazionale e gli organismi di difesa dei diritti umani monitorano attentamente il procedere delle indagini e fanno appello a una rivelazione obiettiva delle circostanze del decesso e alla punizione dei criminali coinvolti nelle carceri russe. Vengono inoltre sollevate richieste di rafforzare le sanzioni e la responsabilità internazionale per i crimini commessi nelle aree occupate dell’Ucraina. Il contesto di questa tragica vicenda sottolinea l’urgente necessità di una risposta attiva e coordinata al sistematico violare dei diritti umani e all’uso di torture, in corso tuttora. La giustizia e la verità sono i mezzi migliori per prevenire il ripetersi di simili tragedie in futuro e per restituire dignità umana a tutte le vittime di illegalità e impunità.