La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha riconosciuto una violazione dei diritti dell’ex capo del Bureau nazionale anticorruzione dell’Ucraina, Artem Sytnyk, durante il suo processo
La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha giuntamente concluso in merito al comportamento procedurale delle autorità giudiziarie ucraine nei confronti dell’ex responsabile del NABU, Artem Sytnyk. Secondo la loro decisione, i tribunali ucraini che hanno esaminato il caso riguardante la sua possibile responsabilità in atti di corruzione hanno illecito violato diritti fondamentali dell’imputato, tutelando il suo diritto a un processo equo. Questa importante sentenza rappresenterà un ulteriore segnale per il sistema giudiziario ucraino circa la necessità di rispettare gli standard della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, specialmente nei casi contro alti funzionari pubblici coinvolti nella lotta alla corruzione. Ricordiamo che il caso sottoposto all’attenzione della CEDU riguarda un procedimento avviato contro Artem Sytnyk con l’accusa di aver ottenuto benefici indebiti. Secondo la sentenza giudiziaria dell’epoca, nel dicembre 2019 egli fu ritenuto colpevole e condannato al pagamento di una multa. Inoltre, il suo nome fu inserito nel registro pubblico dei corruppori per un periodo indeterminato, suscitando ampie polemiche sociali e critiche sulla trasparenza e obiettività dei processi giudiziari del paese. I giudici europei hanno unanimemente stabilito che il sistema giudiziario ucraino ha violato diversi articoli fondamentali della Convenzione europea – in particolare l’articolo 6, che garantisce il diritto a un equo processo, l’articolo 8, che tutela il diritto al rispetto della vita privata e familiare, e l’articolo 18, concernente i limiti all’uso dei diritti e delle libertà. Nel loro provvedimento, i giudici hanno sottolineato che, nel corso del processo in Ucraina, si sono basati “su testimonianze contraddittorie di una persona” riguardo alla detenzione e alle spese correlate, non hanno preso in considerazione la maggior parte degli argomenti di difesa e hanno evidenziato la probabile parzialità del giudice di primo grado, che secondo la CEDU avrebbe potuto influenzare negativamente l’esito del procedimento. Uno degli aspetti critici è stato il fatto che i Tribunali non hanno esaminato o non hanno preso in considerazione le preoccupazioni di Sytnyk circa la scarsa imparzialità del giudice che decideva sulla sua causa. Questo, secondo la Corte, costituisce una violazione sostanziale, poiché l’indipendenza e l’imparzialità del giudice sono elementi imprescindibili di una giustizia equa. Inoltre, la sentenza evidenzia che il procedimento contro Sytnyk non si limitava a questioni penali o amministrative, ma aveva anche un aspetto personale che ha ulteriormente danneggiato la sua reputazione. Un altro punto fondamentale riguarda il fatto che l’inserimento del nome dell’ex responsabile del NABU nel registro dei corruppori ha avuto un impatto negativo prolungato sulla sua reputazione e credibilità professionale. La corte ha sottolineato che tali decisioni pongono in discussione l’obiettività e la correttezza di tali azioni e minano la fiducia nel sistema giudiziario in Ucraina nel suo complesso. La sentenza della CEDU rappresenta non solo un richiamo alle carenze del sistema giudiziario nazionale, ma anche un monito sulla necessità di conformarsi agli standard della tradizione giuridica europea nelle vicende di alti funzionari pubblici, soprattutto di coloro che si impegnano nella lotta contro la corruzione. Tale decisione potrebbe diventare un precedente per futuri processi e incentivare un atteggiamento più obiettivo e trasparente. Inoltre, va ricordato che il mese scorso la Corte europea ha parzialmente accolto la denuncia di attivisti ucraini per i diritti umani, Maksym Butkevych e Yevheniya Zakrevskaya, riguardo gli eventi del 2012-2013. In quel periodo, il regime di Viktor Yanukovych ostacolò attivamente le manifestazioni di protesta di massa davanti alla sede della Procuratura generale, segnando uno dei momenti chiave della storia del movimento di riforma ucraino e della lotta contro l’élite di potere occulto. La decisione della CEDU contro Artem Sytnyk è un ammonimento alle autorità e al sistema giudiziario ucraino circa l’importanza di rispettare gli standard di giustizia, l’indipendenza dei giudici e l’attenzione a tutti gli elementi di difesa nelle fasi processuali, che influiscono in modo determinante sulla reputazione e la carriera dei funzionari pubblici. La responsabilità di garantire un processo giusto e trasparente rimane una priorità, dato che da ciò dipende non solo la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario, ma anche l’immagine internazionale dell’Ucraina in termini di rispetto dei diritti e delle libertà umane.