Sempre più attive diventano le discussioni intorno alle potenziali condizioni dell’Ucraina per la fine della guerra, e i media americani stanno già ventilando possibili scenari che saranno oggetto di dibattito a Kyiv

Chas Pravdy - 21 Aprile 2025 05:33

In particolare, il quotidiano The Wall Street Journal ha pubblicato informazioni provenienti da fonti che affermano: gli Stati Uniti insistono su una serie di compromessi discutibili, capaci di cambiare il corso del conflitto e la sua risoluzione. Ciò include il riconoscimento dell'occupazione russa della Crimea da parte dell'Ucraina e il ritiro di Kyiv dall'integrazione nella NATO. Le proposte avanzate fanno parte di un gioco diplomatico più ampio, condotto sempre più intensamente da Washington, Kyiv e partner europei alla ricerca di un percorso per stabilizzare la situazione. Secondo quanto riportato, queste idee sono state formulate in documenti riservati consegnati da alti funzionari dell'amministrazione dell'ex presidente Donald Trump ai colleghi ucraini durante un incontro a Parigi la settimana scorsa. In seguito, tutte queste proposte hanno ricevuto conferma durante discussioni a Londra, dove si sono riuniti rappresentanti degli USA, dell’Ucraina e dell’Europa per coordinare le posizioni. Si prevede che già entro la fine di questa settimana, a seconda della produttività dei negoziati, queste idee possano essere inviate a Mosca, che, secondo fonti occidentali, conserva i propri obiettivi di controllo parziale o totale sul territorio ucraino. Le circostanze per l’Ucraina in questo contesto sono molto difficili. Da un lato, Washington cerca di intensificare la pressione su entrambe le parti del conflitto, dall’altro rimane aperta a possibili compromessi, considerandoli come un’opportunità per porre fine alla guerra. Naturalmente, questa prospettiva suscita molte domande e preoccupazioni a Kyiv: può davvero il ritiro dalla NATO e il riconoscimento della Crimea come territorio occupato diventare la chiave per la pace? Non si tratterebbe di una resa che ridurrebbe le possibilità di recuperare i territori perduti in futuro? Nell’ambito della diplomazia americana si sottolinea che attualmente queste idee sono solo una “lista di possibili varianti” offerte a Kyiv per discuterne, e non per essere adottate immediatamente. Le autorità ufficiali hanno ribadito che il loro obiettivo è ricevere un riscontro dalla parte ucraina, poiché qualsiasi passo in questa direzione è attualmente sottoposto a un'analisi approfondita e a consultazioni diplomatiche. Per quanto riguarda il concetto di riconoscere l’occupazione della Crimea, questa posizione contrasta con la politica americana consolidata, che già nel 2018 aveva condannato ufficialmente l’annessione della penisola da parte della Russia. All’epoca, il segretario di Stato Mike Pompeo aveva sottolineato che cambiare i confini con la forza rappresenta una minaccia fondamentale al diritto internazionale. Il riconoscimento dell’occupazione nuovamente sancirebbe una violazione radicale di questa posizione e metterebbe in discussione la politica a lungo termine degli USA nei confronti dell’aggressore russo. Un’altra idea che suscita ampio dibattito pubblico è la definizione dell’area intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia come zona neutrale sotto il controllo degli USA. Secondo fonti, un’iniziativa del genere potrebbe creare un buffer e garantire il controllo su uno dei principali impianti energetici dell’Ucraina, riducendo il rischio di escalation intorno alla centrale. A marzo dell’anno scorso, durante negoziati con Volodymyr Zelensky, Donald Trump aveva già discusso della possibilità di acquistare l’Ucraina e i suoi siti nucleari, affermando che tale approccio rappresenta il metodo più affidabile per proteggere questa importante infrastruttura strategica. Si ipotizza quindi che, se questo scenario venisse preso in considerazione, la centrale di Zaporizhzhia potrebbe continuare a operare, fornendo energia sia all'Ucraina che alle aree occupate dai russi. Tutto questo avviene sullo sfondo di dichiarazioni propagandistiche di entrambe le parti: l’11 aprile, da San Pietroburgo, sono arrivate notizie di un incontro tra Vitoff e Putin, in cui si discutevano possibili vie per risolvere il conflitto. Venerdì 17 aprile, a Parigi, si è svolto un incontro tra una delegazione ucraina e rappresentanti di Francia, Germania e Regno Unito, con la partecipazione di diplomatici americani. Tra le questioni principali: non solo negoziati per un cessate il fuoco e garanzie di sicurezza per l’Ucraina, ma anche la possibilità di creare un contingente di peacekeeping multinazionale. Dopo questi colloqui, il 18 aprile, il segretario di Stato Blinken ha affermato che sarà necessario “definire nei prossimi giorni se e come sia possibile raggiungere la pace”. Secondo lui, gli USA sono pronti a rinunciare agli sforzi diplomatici se durante questo periodo non si registrerà alcun progresso, che indicherebbe o una seria volontà di compromesso o la mancanza di volontà politica di risolvere il conflitto. Stampa e media riportano che a Londra potrebbe già dal 21 aprile essere presa una decisione definitiva sul regime di cessate il fuoco. Tutti questi scenari sono avvolti dall’incertezza, e il loro sviluppo dipenderà dal futuro dell’Ucraina, oltre che dal suo status di integrazione e sicurezza internazionale. In ogni caso, a Kyiv e nelle sedi diplomatiche si svolgono ancora intensi dibattiti e negoziati per trovare una soluzione che soddisfi tutte le parti e aiuti a porre fine a questa guerra devastante.

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