La CEDH avvia l’esame della causa riguardante l’adozione illegale di bambini ucraini dalla Crimea da parte dei russi

Chas Pravdy - 17 Aprile 2025 18:53

La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDH) ha ufficialmente annunciato l’inizio dell’esame di una causa che solleva la questione dell’adozione illegale di bambini ucraini, trasferiti dalla penisola occupata della Crimea. Si tratta di un caso importante e complesso che mette in luce le violazioni dei diritti umani, l’uso cinico dei bambini a scopi politici e gli abusi delle autorità russe. Secondo le informazioni fornite dalla rappresentanza del Presidente dell’Ucraina in Crimea, il procedimento riguarda dieci bambini di età compresa tra un anno e cinque anni, che al momento dell’occupazione si trovavano sotto tutela di istituzioni ucraine. Dopo che la Russia ha occupato la Crimea nel 2014, le istituzioni per l’infanzia ucraine sono scomparse dall’attenzione della comunità internazionale: le autorità russe si sono rifiutate di restituire i bambini all’Ucraina, non hanno informato i loro tutori e, durante e dopo l’occupazione, continuano a nascondere il loro luogo di soggiorno. Secondo i dati della Bilancia ucraina per i diritti umani, sono emersi segnali evidenti che alcuni di questi bambini siano stati adottati da cittadini russi. Le prove documentali indicano che le informazioni sul destino di alcuni di loro sono scomparse da fonti pubbliche, mentre i profili dei loro dati sono stati successivamente trovati su siti russi specializzati in adozioni. Contemporaneamente, secondo le fonti ufficiali russe, nel 2014 furono dichiarati più di 4.000 bambini ucraini dalla Crimea, privi di tutore legale, e questi dati furono formalmente registrati come cittadini russi. La Convenzione della Corte europea dei diritti dell’uomo, di cui si avvalgono gli accusatori ucraini, garantisce tra l’altro il diritto al rispetto della vita privata, alla dignità personale e alla libertà. Nell’atto di deferimento alla corte si sottolinea che la cambiamento arbitrario della cittadinanza dei bambini e il loro successivo affidamento in adozione hanno privato questi ultimi della loro identità etnica, culturale e personale. Gli difensori dei diritti umani ucraini evidenziano che il mantenimento dei bambini in istituzioni dopo l’annessione della Crimea rappresenta non solo una violazione degli impegni internazionali, ma anche un grave abuso dei diritti umani. Da notare che la CEDH ha già notificato al governo russo il caso n. 6719/23 e ha richiesto le osservazioni ufficiali, da presentare entro il 31 luglio 2025. Ciò indica l’importanza e la serietà con cui si sta considerando questa questione a livello di giustizia europea. Ricordiamo che nel dicembre 2024, la consigliera del capo dell’Ufficio del Presidente dell’Ucraina, Darya Zaryvna, ha riferito nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che la parte russa non nasconde il proprio orgoglio per la deportazione forzata di bambini ucraini. Maria Lvova-Belova, incaricata dei diritti dell’infanzia in Russia, avrebbe addirittura vantato di aver "sistemato" oltre 700.000 bambini dall’Ucraina, tra cui quelli deportati dalla Crimea durante l’occupazione russa. Ciò testimonia un approccio sistematico di rapimento e adozione di bambini ucraini da parte dei russi, nell’ambito di una politica di distruzione dell’identità ucraina e di rafforzamento del controllo russo sui territori occupati. Ancora una volta, aumenta la probabilità che questa causa rappresenterà una tappa importante nella lotta per il reintegro dei diritti dei bambini ucraini e nella responsabilizzazione delle autorità russe, che hanno violato il diritto internazionale trasformando le singole vite umane in strumenti di decisioni politiche.

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